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Domenica, 19 Maggio 2024 06:25

GAETA Torna all'antico splendore la chiesa di S. Giovanni a Mare. Le opere di restauro e risanamento conservativo grazie all'intervento economico dell'armatore Cesare d'Amico VIDEO


Gaeta 20 aprile 2015. Dopo il restauro della Cattedrale, una autentica "Resurrezione" (Vittorio Sgarbi), che ha riportato alla luce le antiche strutture nascoste dal restauro borbonico della fine del XVIII secolo, ed ha svelato il volto dell'Antica Chiesa Madre di Gaeta, consacrata dal Papa Pasquale II nell'anno 1106, un altro edificio religioso risorgerà dalle ceneri dell'oblio grazie ad un totale restauro: la Chiesa di S. Giovanni a Mare, nel cuore della parte più antica di Gaeta, lungo la Via Bausan, in posizione prospicente l'antico porto medioevale.

Facendo seguito all'autorizzazione ad effettuare il restauro, rilasciata dal Comune di Gaeta e l'approvazione degli interventi da parte della Sovrintendenza ai beni Architettonici e Paesaggistici e dalla Sovrintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, nella mattinata di sabato scorso l'Arcivescovo di Gaeta ha proceduto alla sottoscrizione dei Contratti per la realizzazione del consolidamento delle murature ed il recupero dell'intero edificio.

L'intervento fa seguito ai restauri eseguiti nel corso del 1900. Infatti un primo intervento di recupero è stato attuato nel 1928 quando, rimosse le sovrapposizioni barocche, l'antico altare maggiore fu trasferito nella chiesa di S. Maria della Catena e sostituito dall'attuale, realizzato riutilizzando una lastra di sarcofago romano con ippogrifi rimaneggiato già nel quattrocento. Sempre durante i lavori vennero ritrovati alcuni frammenti decorativi medievali oggi murati nelle pareti laterali e un'urna cineraria.

Scampata ai bombardamenti del 1943, fu nuovamente chiusa per interventi di risanamento negli anni 1975-1980. Successivamente ancora interventi di recupero dal 1998, quando venne chiusa per interventi urgenti di restauro, fino agli inizi del 2000. Purtroppo questi interventi sono stati sempre parziali e hanno visto anche la realizzazione di opere di consolidamento statico che, nei fatti, ne hanno compromesso lo stato attuale appesantendo in modo eccessivo alcune volte.

L'opera, che segnerà un intervento completo di recupero, rappresenta, nel nostro territorio, il primo caso di intervento effettuato ai sensi della Legge n. 83/2014, "Disposizioni urgenti per la tutela del patrimonio culturale", ed è interamente finanziata da privati.

L'Arcivescovo di Gaeta, Mons. Fabio Bernardo d'Onorio, ha ricevuto la disponibilità alla copertura dei costi per 1/4 da parte della ditta SACEN Srl, che eseguirà anche parte dell'intervento utilizzando le tecniche di recupero murario mininvasivo di cui sono detentori di brevetto internazionale, e per 3/4 dei costi da parte del Dott. Cesare d'Amico.

In particolare, l'intervento economico di quest'ultimo, effettuato a titolo personale, si pone in continuità con quanto già realizzato dal nonno, Cesare Ricciardi, fondatore della Ex Vetreria, e dal padre, Salvatore d'Amico, che realizzò tutto il complesso delle c.d. "Case dei Vetrai". Grazie alla collaborazione Comune – Arcidiocesi e all'azione di persone di buona volontà, Gaeta ritroverà un suo antichissimo monumento che potrà finalmente riabbracciare già nel corso della prossima estate, al termine degli interventi previsti.

La Diocesi si è impegnata all'immediata riapertura al pubblico e al culto della Chiesa che vedrà anche la valorizzazione di reperti conservati in altro luogo a causa dei rischi di danneggiamento a cui erano esposti a causa della situazione generale dell'edificio. La passione dell'Arcivescovo per i beni artistici consentirà alla città di Gaeta il recupero di un altro dei suoi preziosi gioielli.

Chiesa di S. Giovanni a Mare ... Tra tradizione e Storia

La chiesa di S. Giovanni a mare o di San Giuseppe venne edificata tra la fine dell'XI e l'inizio del XII secolo all'esterno della cinta muraria. Iniziò l'opera il duca di Gaeta Giovanni IV. Probabilmente venne eretta sopra un precedente "sacellum" o un precedente luogo di culto cristiano ed intitolata a S. Giovanni Evangelista.

E' composta da 3 navate sorrette da materiale lapideo romano e medievale, quali elementi di spoglio come le colonne (otto), tutte disuguali fra di loro, sormontate da capitelli, impreziositi da variegati intrecci di rami e foglie, fiori e rosette. Mentre la navata principale termina con un'abside semicircolare, le due navatelle minori terminano ognuna con una nicchia. La chiesa, in stile bizantino a croce latina, presenta al centro una cupola decorata dall'esterno con motivi arabeggianti databili all'XI secolo e poggiante su quattro archi acuti.

Il paliotto dell'altare è stato ricavato da un sarcofago romano databile tra il II e il III secolo d. C. Al centro della lastra è scolpita una croce equilatera con nastri intrecciati all'interno dei bracci e con rosette floreali ai quattro angoli. Ai lati della croce due animali identificabili in due ippogrifi sono l'uno di fronte all'altro e sostengono con le zampe anteriori due candelabri con fiaccola i quali sono annodati da una ghirlanda. Nel 1928 tale lastra venne inserita in una muratura povera sovrastata da una seconda lastra di marmo che funge da Mensa.

L'altare, inoltre, appare notevolmente rialzato rispetto al piano dell'assemblea e il pavimento è particolarmente inclinato per garantire una maggiore prospettiva al luogo di culto: per questo motivo è suggestivo ricordare la tradizione popolare che vedeva l'acqua del mare entrare in chiesa e facilmente defluirne grazie al pavimento inclinato: bisogna considerare, però che dal Cinquecento qualche metro avanti la facciata della chiesa correvano i bastioni che cingevano tutto l'abitato per cui l'acqua non poteva entrare nella Chiesa.

Nel corso dei secoli la chiesa subì numerose espoliazioni essendo proprio a ridosso della cinta muraria. I restauri del 1928, promossi dal Ministro Pietro Fedele ed avvenuti sotto la direzione di Gino Chierici, portarono alla rimozione degli arredi posteriori all'età medievale; portando alla luce resti di affreschi dei primi anni del Trecento, attribuiti alla scuola del Cavallini (pitture in parte staccate ed oggi esposte nel Museo Diocesano, Visitazione, S. Agata, Madonna con Bambino in trono e S. Lorenzo).

Di quelli rimasti nella Chiesa, risulta difficile stabilire se dovessero far parte di un ciclo di affreschi o se, invece, si trattasse soltanto di decorazioni isolate. Arduo è anche cercare di comprendere, circa i lacerti pittorici rimasti, quale potesse essere il soggetto iconografico raffigurato. In età barocca nella chiesa erano presenti diversi altari, per lo più in stucchi, dedicati a S. Sebastiano e S. Rocco, SS. Cosma e Damiano, SS. Rosario, S. Gaetano, S. Giuseppe. Quest'ultimo altare era patronato della Confraternita dei falegnami (1628) da qui il secondo nome della chiesa.

Agli inizi del XVIII secolo fu dato alla facciata l'aspetto attuale, chiudendo le due finestre a lato del piccolo rosone circolare strombato mentre, al disotto di esso, vi è il portale con lunetta gotica affrescata sormontata da una cornice posta a racchiudere un dipinto assai deteriorato, e realizzando semplici volute laterali e campanile a vela. Alla fine dell'Ottocento la chiesa fu dotata di un piccolo organo di scuola napoletana, rimasto in situ almeno fino agli anni Sessanta del secolo scorso.

 
   

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